Di che colore sono i tuoi occhi?
Sembrerebbe una domanda banale, in fin dei conti basterebbe specchiarti per rispondere, al limite potresti leggerlo sulla carta d’identità.
Ma è possibile che una sola parola sia la risposta?
Tempo fa sono stato da un iridologo che ha confutato qualsiasi opinione avessi in merito.
È bastato un ingrandimento della mia pupilla per scoprire il mondo di forme e colori che avevo in uno spazio così piccolo. Del semplice “castano” che credevo mi caratterizzasse ho scoperto che nei miei occhi non ce n’è proprio traccia. C’è invece dell’arancio, del verde un iride che pare fiammeggiare; e nel profondo, molto profondo , c’è uno sfondo blu notte. La descrizione dell’iridologo mi ha lasciato completamente bocca aperta.
È incredibile quanto troppo spesso non approfondiamo chi siamo e lasciamo siano gli altri a dircelo.
È incredibile quanto spesso cediamo la possibilità di definirci ad altre persone: lasciamo che siano i dottori a dirci come stiamo, che siano preti o guru a dirci dove trovare Dio, che siano le carte d’identità a stabilire il colore di nostri occhi.
E non pensiamo che la nostra realtà possa essere molto più vasta, molto più profonda.
Solo a 42 anni mi sono posto il problema di capire di che colore fossero i miei occhi.
Solo a 42 anni ho scoperto che il fondo più nascosto del mio occhio è blu profondo, cosa che probabilmente ho ereditato da mia nonna, cosa che mi ha sconvolto non poco visto che ho sempre pensato di avere ereditato l’aspetto fisico da un altro lato della mia famiglia.
Ciò che voglio dire con questo ragionamento è che siamo complessi, pieni di variabili infinite, e più ci conosciamo più allarghiamo il nostro giardino, più entriamo in intimità con la nostra anima più spostiamo un pezzettino in là i confini di questo giardino, e più il giardino è ampio, più può diventare bello e ricco.
Pierpaolo Lombardi